Camillo Orsini

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columbia2007
view post Posted on 2/6/2011, 14:32




Camillo Orsini, Römer (um 1500 laut Epigramm)




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Camillo Orsini, Römer (um 1500 laut Epigramm)
Atrium heroicum Caesarum, regum, [...] imaginibus [...] illustr[atum].

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columbia2007
view post Posted on 2/6/2011, 14:55




CAMILLO ORSINI Marchese di Atripalda e di Montefredane, principe di Amatrice. Signore di Mentana, Monterotondo e di Sermoneta. Figlio di Paolo, fratello di Fabio, padre di Giovanni, Latino e Paolo, cugino di Camillo Pardo, cognato di Malatesta e di Orazio Baglioni, genero di Giampaolo Baglioni, suocero di Baldassarre Rangoni. 1492 - 1559 (aprile)

1502

Campania
Alla tragica morte del padre, viene condotto a Napoli presso il re di Spagna Ferdinando il Cattolico; gli è assegnata una pensione annua di 300 ducati sulle entrate di Gravina. Questa gli sarà regolarmente pagata fino al 1528.
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Venezia



Fa il suo apprendistato d'armi nelle compagnie di Niccolò Orsini.
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Venezia



Milita agli ordini di Bartolomeo d'Alviano, che gli affida il comando di una compagnia di uomini d'arme.
1508





Feb.
Venezia
Impero

Veneto
Partecipa alla battaglia di Tai di Cadore.
1510





Lug.
Francia
Venezia

Veneto
Si trova al campo di Santa Croce sul Brenta con Gian Giacomo da Trivulzio: non manca di informare segretamente la Serenissima sui movimenti dell' esercito francese.
1512





Mar.



Lazio
Vive a Bracciano.
Mag.
Chiesa
Francia
50 lance

Gli viene data una condotta dal papa Giulio II.
1513





Feb.



Umbria
Alla morte del pontefice, si offre di fare riavere a Spoleto il castello di San Giovanni, controllato dal comune di Trevi.
Apr.
Chiesa



Contatta i veneziani per passare al loro servizio. Accetta, invece, una condotta dal papa Leone X, che gli dà un comando dei cavalli leggeri.
1515





Mag.
Chiesa
Francia


Raccoglie fanti tedeschi e spagnoli per conto di Giuliano dei Medici.
Sett.



Emilia
E' a Piacenza.
Nov.



Toscana
Affianca Leone X nel suo solenne ingresso in Firenze.
1516





..............



Lazio
Viene riammesso in Sermoneta da Giovanni dei Medici.
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Umbria
Si porta a Spoleto ed ha modo di portare nella città la pace fra le fazioni.
1517





Gen.
Chiesa
Comp. ventura

Marche
Contrasta Francesco Maria della Rovere, teso alla riconquista del ducato di Urbino. Opera nel vicariato di Mondavio per tagliare le linee di rifornimento agli avversari.
Feb.



Marche
Parte da Fano e giunge a Montalboddo (Ostra) con 1500 cavalli. Gli abitanti lo fanno entrare con alcuni soldati dopo qualche discussione: vi si ferma per quindici giorni e tratta il contado a discrezione; numerose sono le scorrerie su Senigallia.
Mar.



Marche
Staziona tra Fossombrone e Senigallia e continua a depredare il territorio circostante.
Mag.
Firenze
Comp. ventura

Toscana e Marche
Si reca a Firenze con Gherardo Bartolini Salimbeni alla ricerca del denaro necessario per le paghe: gli sono consegnati 12000 fiorini che porta al campo. Non sono sufficienti ad impedire la diserzione nel campo avversario dei fanti guasconi. Interviene con alcuni cavalli leggeri in soccorso di Camillo da Trivulzio, che si trova in difficoltà; la sua azione, a San Remulo, permette il rientro al campo pontificio di 600 fanti guasconi, pentitisi della precedente defezione. Sempre nel mese, è inviato con molti uomini d'arme e 200 cavalli leggeri a Perugia, per spalleggiare la causa di Giampaolo Baglioni, attaccato nella città dal della Rovere e da Carlo Baglioni.
1518



Lazio
Offende a Roma Girolamo Mattei, nella casa di una cortigiana, Giulia la Patrizia.
1519





Mar.



Lazio
Giovanni dei Medici uccide a Roma un suo caposquadra, il Brancaccio. L'Orsini prepara una rappresaglia, occupa il ponte di Sant'Angelo e fa sbarrare il passo al Medici con 200 uomini armati di picche: il Medici assale i suoi uomini con Girolamo e Marcantonio Corso, li mette in fuga ed entra nel castello.
1520





Mar.



Umbria e Lazio
Si sposa a Castiglione del Lago con Elisabetta Baglioni, figlia di Giampaolo, ed al suo matrimonio intervengono anche i cognati Orazio e Malatesta. Allorché il suocero viene convocato a Roma dal papa, lo persuade a recarvisi con un salvacondotto e lo accompagna.
Giu.



Umbria
Con la cattura e la successiva decapitazione di Giampaolo Baglioni, entra in urto con i pontifici. Leone X gli fa togliere Sermoneta dal Medici per essersi rifiutato di ritornare al suo servizio. Gli sono confiscati i beni, che sono concessi al fratello Roberto: quest'ultimo rinuncia alla dignità arcivescovile, si sposa e non vuole riconoscere nulla al fratello Camillo.
Ott.
Orsini
Chiesa

Lazio
Minaccia lo stato della Chiesa alla testa di 300 uomini fra fanti e cavalli; si collega con Orazio Baglioni ed insieme compiono alcune scorrerie nei pressi di Roma. E' avvicinato a Cittaducale dagli emissari pontifici Raimondo Capodiferro e Pietro di Santacroce; rifiuta nello stesso tempo una condotta che gli viene proposta dai francesi, alla condizione di ricomporsi con Leone X, per il timore di essere catturato e fare la stessa fine del suocero. Preferisce allontanarsi.
1521





Gen.



Veneto
Si incontra a Cittadella con Malatesta Baglioni; si reca a Venezia nel collegio dei Pregadi. Negli stessi giorni, la moglie, che risiede a Cittaducale, libera con alcune donne un capofazione degli Orsini catturato, su ordine del papa, dal Romages, commissario del viceré di Napoli.
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Impero
Francia

Belgio

Sett.




Si offre ai veneziani e la sua richiesta viene caldeggiata dal provveditore generale Andrea Gritti.
Dic.
Comp. ventura
Perugia Chiesa

Umbria
Alla morte di Leone X, si unisce con Francesco Maria della Rovere, Malatesta ed Orazio Baglioni per aiutarli a recuperare i loro stati nelle Marche ed in Umbria. Giunge a Spoleto con fanti e cavalli ed invia Marzio Orsini a Perugia, per cercare un accordo fra i cognati e Gentile Baglioni che regge la città. Varca la Nera con 200 fanti e 60 cavalli ed a San Gemini vince Angelo da Todi e Dolce da Corbara che, con 2000 fanti, cercano di ostacolargli il passo per Acquasparta. Prosegue per Montefalco e si unisce con il della Rovere ed i due Baglioni (200 uomini d'arme, 300 cavalli leggeri e 5000 fanti). Falliscono le prime trattative; ritorna a Spoleto con Orazio Baglioni e vi ha un colloquio con le autorità cittadine e con Renzo di Ceri, che hanno cercato, invano, di trovare una conclusione al conflitto.
1522





Gen.
Fuoriusciti
Comp. ventura
Siena
Chiesa Firenze

Umbria e Toscana
Avuti 500 fanti dagli spoletini, sconfigge prima Vitello Vitelli e, successivamente, Alessandro Vitelli a Civitella d'Arno; giunge a Ponte Valdiceppi, a Ponte San Giovanni ed a Bastia Umbra. Con l'ingresso in Perugia dei soccorsi portati a Gentile Baglioni da Guido Vaina e da Vitello Vitelli (120 uomini d'arme, 200 cavalli leggeri e 2500 fanti), fallisce ogni possibilità di accordo. L'Orsini attacca Perugia a borgo San Pietro, a porta Sole ed a porta Borgna (Eburnea) con 7 pezzi di artiglieria avuti in prestito da Alfonso d'Este; segue un lungo assalto, che viene inizialmente respinto. La resistenza dei nemici è, alfine, piegata per la viltà di Vitello Vitelli che, ferito da un colpo di schioppetto al piede destro, approfitta della notte per abbandonare la città e fuggire a Città di Castello. Con Malatesta Baglioni, l'Orsini fa rimanere le truppe fuori delle Due Porte per impedire il saccheggio di Perugia; subito dopo, si porta a Todi e vi riammette i fuoriusciti. Con il della Rovere, continua la sua azione offensiva contro Siena in appoggio all'ex-vescovo di Sovana Lattanzio Petrucci desideroso di scacciare dalla signoria cittadina il cardinale Raffaele Petrucci: la mancanza di rifornimenti lo costringe, tuttavia, a desistere ed a rientrare in Umbria.
Feb.



Umbria e Lazio
Prende parte alla difesa di Perugia, allorché i pontifici del Medici si avvicinano alla località. Si colloca alla guardia della porta di San Pietro ed ha un colloquio con il capitano avversario, al fine di ricercare una via meno cruenta per la risoluzione dei problemi: è trovata una soluzione, seppur temporanea, e l'Orsini fa ritorno a Roma.
Mar.



Lazio
Obbliga il cardinale di Santi Quattro a lasciare libero, entro il termine di otto ore, il palazzo della Penitenzieria, di cui prende possesso.
Lug.
Venezia

41 lance

Il consiglio dei Savi gli concede una condotta di 100 lance per due anni di ferma: gli è riconosciuto uno stipendio annuo di 60 libbre d'oro. Vengono a far parte della sua compagnia 60 uomini d'arme che hanno militato con Orazio Baglioni; ha il permesso di aggiungerne altri 10 a tale contingente.
Sett.



Veneto
A Venezia in collegio: è gratificato di cortesie dal doge Marino Grimani.
1523





Giu.



Veneto
Ritorna a Venezia a rendere omaggio al nuovo doge, il Gritti. E' alloggiato in un palazzo sul Canal Grande, a San Felice.
Sett.
Venezia
Francia

Veneto
Ha il permesso dal consiglio dei Savi di portare a 100 l'organico della propria compagnia di uomini d'arme.
Ott.


100 lance
Lombardia
Si trova con la sua compagnia e 600 fanti a Palazzolo sull'Oglio. Si trasferisce, successivamente, alla difesa di Bergamo.
Dic.



Lombardia
In azione nei pressi di Lodi.
1524





Gen.



Lombardia
Ha il comando delle truppe con Pietro da Longhena. Si porta a Treviglio, allorché il della Rovere si reca a Milano con altri condottieri per un consiglio di guerra con il viceré di Napoli Carlo di Lannoy.
Feb.



Lombardia
Fa disertare dal campo francese 200 stradiotti, il cui comando è dato a Luigi Gonzaga. Attraversa l'Adda con il della Rovere per unire le sue forze a quelle degli imperiali nel pavese. E' segnalato al campo di Lacchiarella.
Mar.



Lombardia
Partecipa all'espugnazione di Garlasco e vi fa prigioniero Battistino Corso: nello scontro è ferito da due palle di archibugio. Il suo comportamento nella circostanza è particolarmente elogiato dal provveditore generale Piero Pesaro.
Apr.



Piemonte
E' al campo di Casalino e gli è ferito il cavallo in una scaramuccia. Con Mercurio Bua, il Gonzaga ed il Farfarello, segue il della Rovere in perlustrazione verso Vercelli: sorpreso dai schioppettieri francesi, 8 dei suoi uomini d'arme sono catturati e ritornano al campo senza le loro cavalcature. Tallona i francesi in ritirata da Novara verso Susa e con Paolo Luzzasco è uno degli artefici della vittoria di Romagnano Sesia quando, alla testa di 150 lance e di 2000 fanti, attacca le milizie del Bonnivet mentre stanno guadando il fiume. Si impadronisce di 4 pezzi di artiglieria; nella battaglia rimane ucciso Pietro Baiardo (che prima di morire vorrà conoscere l'Orsini) e 1000 fanti svizzeri; altri 500 annegano nelle acque del Sesia.
Mag.



Lombardia
Assedia Lodi e con altri capitani convince Federico Gonzaga da Bozzolo ad abbandonare la località, dal momento che l'esercito francese è in rotta e punta alle Alpi.
Giu.



Veneto
Viene elogiato a Venezia dal Pesaro. Si porta anch'egli nella città, si incontra con il doge ed è presente alla cerimonia in San Marco nella quale sono consegnati al della Rovere lo stendardo ed il bastone di governatore generale. Passa ai suoi alloggiamenti siti a Conegliano.
1525





Gen.


40 lance e 100 cavalli leggeri
Lombardia
Si trova alla guardia di Bergamo. Con il capitano della città Tommaso Moro, provvede all'arruolamento di 2000 fanti delle vallate che fa entrare nel centro.
Feb.



Lombardia
Prende parte alla vittoriosa giornata di Pavia, in cui è catturato il re di Francia Francesco I; ritorna a Lovere ed a Bergamo.
Mag.


35 lance
Lombardia
Da Bergamo realizza una efficace rete spionistica in Lombardia in condizione sia di informare i movimenti delle truppe imperiali alla Serenissima, sia di conoscere gli orientamenti politici in Francia.
Ott.



Lombardia
Si avvia a Crema con il della Rovere, Giulio Manfrone, Antonio Maria da Martinengo ed Alberto Scotti, per ispezionare i lavori di fortificazione della città; rientra a Bergamo e spedisce sull'Oglio Giacomo da Vicovaro per sorvegliare le rive del fiume.
Nov.



Lombardia
E' lodato a Venezia dal provveditore generale Piero Pesaro per l'organizzazione della sua rete informativa fatta di numerosi viaggiatori. Da parte sua, l'Orsini a Bergamo provvede, con l'opera di 1200 guastatori, al rafforzamento delle strutture difensive: sono tagliate più di 6000 piante nelle vicinanze delle mura. Il malumore dei cittadini è anche alimentato dal comportamento dei soldati che, sotto il pretesto di cercare i materiali per la costruzione dei bastioni, spesso rubano quanto possono entrande nella case e nei cortili.
..............




Con la morte del fratello Roberto, riacquista i suoi beni dei quali sarà investito più tardi dal papa Clemente VII.
1526





Gen.




Ha ai suoi ordini 40 lance.
Giu.
Venezia
Impero

Lombardia
Fa arrestare due soldati della compagnia di Gentile di Carbonara che, con altri loro commilitoni, hanno tolto dalle mani del podestà Paolo Valaresso l'uccisore di Giovanni Antonio Borella; uno dei due, riconosciuto colpevole, è fatto impiccare dall'Orsini ad una finestra che dà sulla piazza. Il suo palazzo è allora assalito dai fanti di Rodolfo da Mantova; intervengono, viceversa, a sua difesa soldati delle compagnie di Gabriele dalla Riva e di Marco da Napoli, che malmenano i sediziosi. Di seguito, ha l'incarico di controllare l'andamento di un trattato volto ad avere Trezzo sull'Adda; è, quindi, a Chiari con il della Rovere ed il Baglioni e coadiuva Ludovico Vistarini a scacciare gli imperiali da Lodi. Pianta le artiglierie e batte le mura del castello con tale impeto da forzare gli assediati ad arrendersi prima che arrivino i rinforzi da parte di Alfonso d'Avalos.
Lug.


100 lance
Lombardia
Si trova a Lambrate, tra i testimoni del duello che si svolge tra Sigismondo Malatesta ed il Vistarini. Appoggia, quindi, il della Rovere all'assedio di Milano: prende parte all'attacco a porta Romana e, in una scaramuccia con gli spagnoli di Giovanni di Santacroce, è ferito da un colpo di schioppetto. I veneziani sono ributtati. L'Orsini è presente al consiglio di guerra, in cui il della Rovere con il Pesaro decide di ritirarsi al campo di Melegnano; ne sposa sostanzialmente le tesi attendiste.
Ago.


90 lance
Lombardia
E' ancora a Bergamo e si sposta a Lovere per controllare i movimenti dei lanzichenecchi. Nonostante che non stia troppo bene, è trasferito all'assedio di Cremona, per appoggiarvi l'azione del Baglioni (con il quale è in buoni rapporti) in quanto tale condottiero incontra notevoli difficoltà nelle operazioni di assedio. L'Orsini ha il comando della seconda batteria (3351 fanti, 150 lance e 180 cavalli leggeri) per attaccare porta Moso: lo appoggiano i lanzichenecchi di Michele Gaissmayr ed i fanti di Antonio da Castello, di Antonio Ferramolini, di Girolamo da Martinengo, di Alessandro da Colorno, di Marco da Napoli, di Giovanni Albanese, di Giovanni Moro, di Pompeo Ramazzotto e di altri capitani. Inizia a battere le mura con un falconetto, un mezzo cannone e 2 sagri; l'assalto, concordato con il Baglioni, è respinto dal fossato e da file di archibugieri che fiancheggiano e proteggono la porta. L'esito è negativo; critica l'operato del Baglioni che, presto, viene sostituito nel comando dal della Rovere.
Sett.



Lombardia
A Brescia per curarsi.
Ott. nov.



Veneto e Lombardia
Guarito, si reca a Venezia in collegio ed è ricevuto in udienza anche dal consiglio dei Dieci. Chiede il permesso di rientrare a Roma: questo non gli è concesso a causa della sua inimicizia con il della Rovere. Raggiunge Padova e colloca i suoi alloggi nel monastero di Santa Giustina; ha il compito di valutare lo stato delle fortificazioni cittadine. Si sposta, da ultimo, nel vicentino con Cesare Fregoso per fronteggiare l'avanzata dei lanzichenecchi di Giorgio Frundsberg con 150 lance, 500 cavalli leggeri e 4000 fanti; controlla le difese del capoluogo e si dirige a Bassano del Grappa, a Thiene, a Breganze ed a Asiago; ispeziona i valichi di montagna e le possibilità di difesa del territorio veneziano. I nemici prendono altre strade e dal Trentino penetrano in Lombardia per la via di Anfo: l'Orsini si sposta nel bresciano, ma a Padenghe sul Garda è forzato a fermarsi per una caduta da cavallo. Invia truppe a Gavardo che sono battute; esita ad inseguire gli avversari per timore di lasciare sguarnita Salò. Resta pertanto inattivo fra Salò e Lonato, mentre i lanzichenecchi si allontanano dal veneziano e pervengono a Castiglione delle Stiviere. E' a Peschiera del Garda e richiede di andare a Roma: il collegio si oppone ancora; ha un colloquio con il procuratore Alvise Pisani e passa a Bergamo con l'incarico di governatore.
Dic.



Veneto
A Padova, per curarsi della lue; alloggia ancora nel monastero di Santa Giustina. A Venezia, il Pesaro, nella sua relazione di commiato, spende una volta di più molte buone parole nei suoi confronti; viene criticato, viceversa, dal della Rovere.
1527





Gen. mar.


100 lance
Veneto e Lazio
Il Pisani esprime un giudizio negativo nei suoi confronti per l' inattività che rivela di fronte ai lanzichenecchi; ottiene il permesso di rientrare a Roma e chiede di essere trasportato ad Ancona su una fusta, per timore di essere ucciso dai partigiani del duca di Urbino nell'attraversamento del ducato del della Rovere. Ricevuto in collegio dal doge Gritti, si reca a Chioggia e, più tardi, raggiunge Roma. La sua compagnia resta a Bergamo agli ordini del Bua.
Mag.
Chiesa
Impero

Lazio ed Umbria
E' alla difesa di Roma contro i lanzichenecchi del Connestabile di Borbone: costoro irrompono nella città, approfittando di una forte nebbia che impedisce ogni possibilità di tiro alla artiglierie di castel Sant'Angelo. I nemici conquistano la città in sole due ore di lotta. L'Orsini viene preposto alla guardia dei borghi Ponte e Parione (Borgo Leonino) con 1000 uomini, di cui molti sono artisti ed artigiani. Combatte con la forza della disperazione e toglie agli avversari 2 insegne; segue la controffensiva degli avversari ed i pontifici sono presto trucidati o dispersi. Dei suoi uomini se ne salvano solo 100; l'Orsini si sposta con Valerio Orsini, Simone Tebaldi e Giovambattista Savelli e con 200 cavalli tenta di opporsi agli spagnoli a ponte Sisto. Esce da Roma per una condotta fognaria e non dà notizia di sé per qualche giorno, tanto che viene creduto morto; ripara a Narni e si unisce a Marsciano all'esercito confederato del della Rovere.
Giu.



Umbria
Giunge a Spoleto, ha a disposizione poche truppe e nulla può contro l'avanzata nemica.
Lug.
Venezia
Impero

Veneto
Si reca a Venezia in collegio e ritorna agli stipendi della Serenissima.
Dic.



Lombardia
Cavalca a Ponte San Pietro ed a Caprino Bergamasco, per sorvegliare con 400 uomini d' arme le rive dell'Adda e per aiutare, logisticamente, Gian Giacomo dei Medici ed Antonio da Castello che stanno assediando Lecco.
1528





Gen.



Lombardia
Giunge al campo di Cassano d'Adda per la rassegna dei suoi uomini; si sposta, successivamenre, a Brescia (è alloggiato in San Pietro Oliveto) per prendere parte ad un consiglio di guerra con il provveditore generale Tommaso Moro. Negli stessi giorni, il Lautrec chiede il suo operato: l'Orsini si mette in contatto con il capitano generale francese tramite Pandoldo di Civita; quest'ultimo si reca pure a Venezia affinché egli sia eletto governatore generale.
Feb.



Romagna Abruzzi e Puglia
Transita per Ravenna con 30 cavalli, per unirsi con il Lautrec diretto nel regno di Napoli; viene nominato dai francesi governatore degli Abruzzi. Occupa Civitella del Tronto e Sulmona con Valerio Orsini; nel consiglio di guerra tenutosi in tale località, fa pressione perché l'esercito punti direttamente su Napoli e non disperda le sue forze in un'azione diversiva in Puglia, peraltro volta a facilitare il vettovagliamento delle truppe. Prevale la seconda tesi; assale la rocca di Popoli dove si è rinchiusa Giovanna Carafa, vedova di Ristagno Cantelmi, e la convince alla resa con un breve assedio. Fa accompagnare la donna (che più tardi sposerà) a Sulmona e nella fortezza vi rimane il dalla Riva. Sempre all'avanguardia con i cavalli leggeri, si impadronisce di Torremaggiore e vi si ferma con i provveditori generali Pisani e Giovanni Vitturi.
Mar.



Puglia
Persuasa (tramite Pandolfo di Civita) Violante Orsini a cedere Sangro, affianca Pietro Navarro all'espugnazione di Molfetta dove sono uccise 3000 persone Si avvia, infine, con i lanzichenecchi militanti agli stipendi dei veneziani verso Trani e Barletta, città che gli aprono le porte.
Apr.



Puglia
Ha il castello di Trani, alla cui difesa si trova il marchese di Corato Ladislao d'Aquino, cui è imposta una taglia di 4000 scudi; tocca San Leonardo con 1300 fanti e 400 cavalli: ne rovina la torre e conquista nei pressi una chiesa fortificata.
Mag.



Puglia
Si colloca sotto Manfredonia, dove si trova Pier Luigi Farnese con 1000 fanti. L'assedio è condotto per terra da 2000 fanti e per mare dal capitano del golfo Almorò Morosini con 25 galee. L'Orsini ricorre a tutti i mezzi concessigli dalle tecniche di allora per impossessarsi della località (bombardamenti mirati, scavo di mine); alla fine, l'attacco combinato da terra e da mare sortisce i suoi effetti positivi.
Sett.



Puglia
Ritorna a Trani con Eligio della Marra alla testa di 700/800 fanti e di 300 cavalli. Ha l'incarico della difesa della località; ha frequenti dissidi con il provveditore Vitturi che sfociano in un'aperta contesa. Viene accusato in Senato, dal Vitturi e dal provveditore del mare Agostino da Mula, di essersi impadronito con Vittore Soranzo di beni di persone bandite.
Ott.



Puglia
Entra in Barletta attraverso il castello e mette a sacco la città. Se ne pone alla difesa con 1500 fanti e vi si incontra con il Ceri.
Nov.


Governatore g.le
Puglia
Il consiglio dei Savi lo elegge governatore generale in Puglia: in questa veste appoggia il Ceri, che è stato nominato capitano generale e luogotenente del re Francesco I nella regione. All'Orsini è riconosciuta una provvigione annua di 1000 ducati.
Dic.



Puglia
Rafforza Trani, di cui è nominato governatore, a seguito delle minacce portate dal d'Avalos con 3000 fanti e molti pezzi di artiglieria.
1529





Gen.



Puglia
Litiga con il Ceri, perché un suo favorito, fatto prigioniero dagli imperiali (cui egli ha promesso di fare avere il comando di un colonnello ed una compagnia di 200 fanti) è accusato di connivenza in un tentato tradimento organizzato da Girolamo da Cremona. Convinto della colpevolezza del suo subordinato, l'Orsini si riconcilia con il Ceri.
Feb.



Puglia
Francesco I gli concede entrate per 3000 ducati nel regno di Napoli ed una condotta di 3000 fanti e di 200 cavalli leggeri. Chiede inutilmente denaro al Ceri, che non ne ha.
Mar.



Puglia
Si sposta alla difesa di Monopoli con il Vitturi; il Ceri gli invia via mare in soccorso 500 fanti, affinché possa resistere all'assalto del marchese di Vasto d'Avalos che dispone di 4000 fanti spagnoli, di 2000 italiani e di 12 pezzi di artiglieria, nonché di numerose squadre di cavalli fornitegli da ferrante Gonzaga. L'Orsini si distingue subito per la sua energica azione; lavora giorno e notte con i soldati e gli abitanti al rafforzamento delle opere difensive. Fa costruire una falsa porta sulle mura e vi fa calare un ponte sul fossato sul quale passano 50/60 uomini. Costoro assalgono le trincee nemiche e vi uccidono molti guastatori e fanti spagnoli di guardia.
Apr.



Puglia
A Monopoli. Fa costruire altre due false porte, dalle quali scendono i fanti veneziani, per condurre numerose scaramucce che terminano con l'uccisione di diversi avversari. Una prova del suo zelo la fornisce con il prestito di 1000 ducati al Vitturi per un acconto del soldo delle truppe. Il Ceri gli invia in rinforzo altri 600 fanti agli ordini di Giovanni Caracciolo: l'Orsini può così continuare nei lavori di rafforzamento delle difese cittadine. Gli imperiali, dopo un intenso fuoco di artiglieria (366 colpi), conducono un attacco che provoca loro la perdita di 500/1000 uomini (di cui un centinaio uccisi nelle trincee con i cosiddetti "fuochi artificiati") e la rottura di 3 cannoni. L'Orsini chiede un aumento della sua condotta e la richiesta viene caldeggiata dallo stesso Vitturi.
Mag.



Puglia
Gli imperiali principiano la costruzione di una nuova trincea verso la porta vecchia. L'Orsini fa edificare a sua volta una trincea per ostacolare i guastatori nemici nell' avvicinamento al fossato. Continuano i suoi attacchi alle postazioni avversarie come quello condotto da Paolo Antonio da Ferrara e da Angelo Santo Corso, che causano nuove perdite alle milizie del d'Avalos. Dopo qualche giorno vi è una nuova sortita di 100 fanti armati di "trombe di fuoco" dalla parte delle Pignate: un incendio divora gli appostamenti nemici ed è vanificato il lavoro di un mese. Gli imperiali, visti inutili i propri sforzi, abbandonano il terreno e si trasferiscono a Conversano. Con il cessare del pericolo, sorgono disordini in Monopoli determinati dalla mancanza di rifornimenti e dal cronico ritardo delle paghe, specie per i soldati che militano al soldo dei francesi. Sono saccheggiati due magazzini: l'Orsini fa impiccare due uomini che hanno preso parte al fatto. Con il Caracciolo, convoca tutti i capitani ed è presa la decisione di rinviare a Barletta gli scontenti; non vi è neppure opposizione ad un eventuale passaggio nel campo avverso. Fa arrestare il suo ex-favorito, venuto a Monopoli per giustificarsi.
Giu.



Puglia
Si imbarca su una galea e raggiunge a Barletta il Ceri, con il quale si lamenta del comportamento dei fanti francesi; ritorna a Trani e vi è colpito dalla peste. Si ammutina la compagnia di Melo da Perugia: la fa rientrare con la promessa che non sarebbero stati presi provvedimenti a carico di nessuno.
Lug.



Puglia
Invia a Ruvo di Puglia 200 fanti con Paoluccio da Perugia e 40 cavalli, comandati da Francesco da Casale, per svaligiarvi 60 cavalli nemici: i due capitani sono catturati dagli avversari. Chiede il permesso di recarsi a Venezia per non sottostare agli ordini del Ceri e non avere più a che fare con i fanti al servizio dei francesi.
Ago.



Puglia
Cambia opinione con la promessa di divenire governatore di Brindisi. Sbarca di notte ed entra nella città; con Riccardo da Pitigliano, Giulio da Montebello, Orazio di Carpegna (300 fanti), si impadronisce del castello sul mare nonostante un intenso fuoco di sbarramento. Fa rafforzare le difese del castello (con elogi dell'ammiraglio Girolamo Pesaro) ed assedia, con Giovan Corrado Orsini, il castello cittadino che viene bombardato dal mare.
Sett.



Puglia
E' obbligato a desistere dalle operazioni di assedio del castello di Brindisi, perché la flotta veneziana riceve l'ordine di trasferirsi a Corfù ed alle bocche di Cattaro. Rientra allora a Barletta, si sposta a Monopoli ed a Trani ed arruola 600 fanti già al soldo dei francesi. A Trani ha nuove contese con il Vitturi, che pretende di avere sempre maggiori responsabilità nella conduzione della guerra: interviene la Serenissima che riconferma all'Orsini la sua fiducia e distacca a Monopoli il Vitturi.
Ott.


85 lance
Puglia
Delle sue 85 lance, solo 14 lo affiancano nel regno di Napoli; le altre combattono in Lombardia.
Nov.



Puglia e Veneto
Con la firma della pace, abbandona la Puglia; raggiunge Venezia con il Caracciolo e si presenta in collegio con tale capitano. L'imperatore Carlo V lo spoglia dei suoi beni, specie dei marchesati di Atripalda e di Montefredane. A Venezia mantiene per un certo periodo di tempo tutti i capitani che hanno combattuto con lui in Puglia, consumando con ciò buona parte delle ricchezze procuratesi con la guerra.
Dic.



Veneto
Della sua compagna, 100 cavalli stanziano nel trevigiano e 196 in Friuli.
1530





Gen.


50 lance
Veneto
Gli è concessa una condotta di 50 lance; gli è invece accresciuta la pensione annua da 1500 a 2500 ducati l'anno.
Mar.



Veneto
Deve subire le critiche del Vitturi.
Giu.



Veneto
Alla rassegna sono licenziati 4 dei suoi uomini d'arme a causa della loro età.
Lug.



Veneto
Litiga a Venezia con il Soranzo per avvenimenti accaduti due anni prima in Puglia: il collegio viene chiamato a giudicare sulla vertenza.
Ago.



Veneto
E' trasferito a Vicenza.
1532





Mar.




Si lamenta con i veneziani per il ritardo delle paghe.
Mag.



Veneto
A Venezia, per accogliervi il della Rovere.
Giu.



Veneto
A Montorio Veronese, alla mostra delle sue schiere tenuta da Cristoforo Capello. Si reca di seguito a Venezia ed è ricevuto in collegio e dal consiglio dei Dieci con alcuni Baglioni, banditi dal papa e da lui ospitati a Vicenza.
Ott.



Veneto
Viene sempre segnalato a Vicenza. Con i suoi uomini d'arme, controlla il passaggio nel Veneto delle truppe imperiali reduci dalla guerra con i turchi in Austria.
Nov.




Ha ai suoi ordini 50 lance e 100 cavalli leggeri.
1536





Ago.



Veneto
Si trova a Verona con 50 lance.
1537





Ott.
Venezia
Impero Ottomano
Governatore g.le
Croazia
Viene nominato governatore generale della Dalmazia, allorché scoppia la guerra con i turchi del sultano Solimano. Prende parte alla difesa di Zara con 3000 fanti. Allorché i nemici assediano Sebenico, consiglia i veneziani di concentrare tutte le difese a Zara ed a Traù: il suo parere non è accettato dal senato.
1538





Apr.



Croazia
A Zara, con soli 400 fanti a causa del ritardo delle paghe. Nella settimana santa, durante le processioni, vi è un trattato a favore dei nemici, mediante il quale sono introdotti nella città, dalla guarnigione di una porta, 25 cavalli ottomani. Costoro sono scoperti e si danno alla fuga con i disertori.
Giu.



Veneto e Francia
Si porta a Venezia; si dirige, quindi, a Nizza, ove con Cesare Fregoso e Guido Rangoni presenzia all'incontro di Villeneuve tra il re di Francia ed il papa Paolo III.
Lug.



Croazia
Rientra a Zara a seguito dell'ingresso in Ungheria di un grosso esercito turco: rafforza le difese cittadine e fa costruire, a difesa degli archibugieri, uno steccato di legno portatile con i pezzi che possono essere montati ad incastro. Decide di attaccare Obrovac; falliscono due suoi tentativi in tal senso.
Ago.



Croazia e Bosnia
Fa spargere la voce di volere assalire Sebenico, tocca Nona con 4000 fanti, 500 cavalli ed alcuni pezzi di artiglieria e sbarca a Vrana, antica sede del priorato dei Templari. Da qui si sposta nottetempo all'interno ed assale all'improvviso il castello di Ostrovaz in Bosnia. La sorpresa ha successo; in tre giorni conquista la fortezza e 700 soldati nemici vi sono trucidati; sono razziati 3000 capi di bestiame, che sono condotti a Zara con alcuni prigionieri. Per poco non cade in un agguato con il podestà della città dalmata, per un improvviso assalto della cavalleria portato dai turchi ad una porta di Zara.
..............



Croazia
Nel proseguimento della campagna, convince i morlacchi ad abbandonare i turchi ed a trasferirsi a Zara con 20000 pecore, li scorta personalmente con 500 fanti. Seda un ammutinamento di soldati e fa decapitare un alfiere ed un luogotenente, che sono fra i capi dei sediziosi: i ribelli si ritirano confusi, per cui può incarcerare altri caporioni, parte dei quali sono gettati in mare e parte giustiziati in pubblico.
1539





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Croazia e Veneto
Per le sue ruberie è privato del grado di maestro di campo dal provveditore generale in Dalmazia Melchiorre Michiel: si ritira disgustato a Murano.
Dic.



Lombardia
Si trova nel cremasco.
1540





Sett.
Venezia

100 lance e 100 cavalli leggeri

Viene richiamato dai veneziani che gli riconoscono una provvigione annua di 4000 ducati ed una condotta di 100 uomini d'arme, molti dei quali già al sevizio del della Rovere, 100 cavalli leggeri e 10 capitani di fanteria: il contratto è approvato con un margine di voti risicato.
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Veneto
Nominato governatore di Verona, riceve a Bussolengo Carlo V, diretto nelle Fiandre, e lo accompagna fino alla Chiusa.
1543





Feb.



Emilia
Cessa dal servizio con la Serenissima allorché i veneziani nominano capitano generale Guidobaldo della Rovere. Si ritira a Ferrara, ospite del duca Ercole d'Este, ed occupa il suo tempo negli studi, nella caccia e nella musica.
1544





Giu.
Francia
Impero

Piemonte
Partecipa alla battaglia di Serravalle Scrivia.
1546





Apr.



Emilia
Si trova a Modena per consigliare l'architetto militare Girolamo Bellarmati sullo stato delle fortificazioni cittadine: si incontra con il duca d'Este, supervisiona lo svolgimento dei lavori e suggerisce anche alcuni dettagli operativi.
1547





Sett.
Chiesa

Capitano g.le
Emilia
Con l'uccisione di Pier Luigi Farnese passa al servizio dello stato della Chiesa. E' nominato governatore di Parma; munisce di opere di difesa Castelguelfo e Borgo San Donnino (Fidenza), che confinano con il ducato di Milano, e provvede al trasporto di vettovaglie e di truppe dalla Romagna al capoluogo. Occupa Poviglio, su cui Ferrante Gonzaga ha posto le sue attenzioni; non è, tuttavia, in grado di ottenere Colorno da Giovan Francesco da San Severino, che è stato sobillato dal Gonzaga.
1548





Gen.



Emilia
Ispeziona le mura di Bologna.
Mag. Emilia
Allontana da Parma e spedisce in Romagna il capitano Formichino, sospettato di voler consegnare la città al duca Ottavio Farnese.
1549





Ott.



Emilia
Ottavio Farnese vuole sempre insignorirsi di Parma: è introdotto nella città da un suo partigiano, Sforza Sforza, e si ferma nelle case dei San Vitale. L'Orsini si insospettisce e tiene sotto stretto controllo il Farnese; lo persuade con il suo comportamento ostile ad uscire da Parma ed a riparare a Torrechiara ed a Felino. Alla notizia, il pontefice gli ordina di non consegnare la città al nipote Ottavio; l'Orsini raccoglie numerosi soldati ed intensifica il servizio di guardia.
Nov.



Emilia
Il pontefice muta parere e gli invia, tramite il vescovo di Pola Antonio Delio, un breve affinché consegni Parma al nipote Ottavio: l'Orsini si rifiuta di obbedire e vuole ricevere l'ordine personalmente dalla bocca del papa. Paolo III muore; l'ordine di consegna gli viene ora riconfermato dal collegio dei cardinali sottoscritto da trentotto prelati. Sospetta che l'ingiunzione sia opera del cardinale Farnese e, per obbedire, vuole che essa promani dal nuovo papa. Francesi ed imperiali (per questi ultimi il Gonzaga gli offre 30000 scudi), intanto, cercano di corromperlo per impadronirsi di Parma.
1550





Feb.



Emilia
Il nuovo papa Giulio III gli fa consegnare Parma ad Ottavio Farnese con le fortezze, le artiglierie e le munizioni. L'Orsini si allontana dalla città, passa per Modena e vi è ospitato, a spese del duca di Ferrara, nel palazzo di Uguccione Rangoni. A Ferrara.
Mar.



Lazio
Raggiunge Roma ed è riconfermato nei suoi incarichi: si fa carico del vettovagliamento della capitale, afflitta dalla fame, eleva i prezzi delle derrate e vi fa affluire frumento da ogni parte.
1551





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Chiesa
Francia

Emilia
Viene inviato a Bologna come governatore della città. Ha il comando di 4000 fanti. Combatte ora i francesi che sostengono la causa del Farnese nella guerra di Parma. Riceve in soccorso da Vincenzo Nobili 300 cavalli leggeri e 100 archibugieri a cavallo.
Lug. Ago.



Emilia
Attraversa il Panaro e si sposta all'assedio di Mirandola. Costruisce un forte nei pressi della città, per impedire il vettovagliamento della località. Ha l'incarico dal capitano generale pontificio Giambattista del Monte, nipote del papa, di assalire il forte di Sant'Antonio: posti all'avanguardia 400 fanti toscani comandati da Otto da Montauto e da Pietropaolo Tosinghi, attacca il punto fortificato con Alessandro Vitelli e costringe i difensori a ritirarsi in Mirandola. Viene a contesa con il del Monte per la conduzione della guerra.
Sett.



Emilia
Si ferma a Bologna e rimane alla guardia della città con 3000 fanti e numerosi cavalli. Supervisiona i castelli del territorio.
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Capitano g.le
Emilia
Alla morte del del Monte, ha nuovamente il comando dell'esercito pontificio; pone fine ai disordini che contraddistinguono il campo attorno a Mirandola.
1552





Apr.



Emilia
Viene stipulata la pace fra i pontifici ed i francesi.
Mag.



Emilia
Secondo i patti, abbandona i forti che sono da lui controllati, impedisce agli imperiali di Gian Giacomo dei Medici di impadronirsene e fa in modo che quelli di Quarantoli e di Sant'Antonio pervengano nelle mani dei francesi.
1554



Lazio
Rientra a Roma e provvede alla difesa della città, minacciata dal viceré di Napoli don Garcia di Toledo in marcia verso il senese: raduna in otto giorni 1000 fanti, cui seguono in un altrettanto breve arco temporale altri 7000 uomini. Il viceré vede le difese approntate e tralascia ogni velleità offensiva; invia, anzi, il figlio a rendere omaggio al pontefice. L'Orsini lo riceve alla porta con un nutrito contingente di archibugieri e lo scorta fino in Vaticano. Gli imperiali sono alloggiati nella città in punti diversi e molto distanti l'uno dall'altro.
1556





..............




I francesi lo vogliono al loro servizio: gli è concesso uno stipendio annuo di 12000 franchi in tempo di pace e di 24000 in tempo di guerra con il titolo di luogotenente generale delle milizie regie in Italia, una condotta di 100 uomini d'arme ed il collare dell'ordine di San Michele. Il nuovo papa Paolo IV non gli dà il permesso di trasferirsi nelle loro file, per cui è costretto a ricusare ogni comando.
Ago.
Chiesa
Impero
Capitano g.le
Lazio
Il duca d'Alba invade la campagna romana; i francesi lo impongono come capitano generale dell'esercito pontificio. L'Orsini si pone una volta di più alla difesa di Roma e colloca il suo alloggio in un appartamento nel palazzo di San Pietro. Rifiuta ogni stipendio e passa alla guardia di Castel Sant'Angelo con 2000 fanti: controlla di persona i lavori di rafforzamento delle difese cittadine, in particolare di quelle relative ai ponti sul Tevere ed al Borgo Leonino: sono distrutti molti vigneti ed edifici adiacenti le mura, fra cui il monastero di Santa Maria del Popolo. Fervido assertore di una strategia difensiva, si oppone al disegno di Biagio di Montluc di lasciare la città per affrontare il duca d'Alba; esercita i suoi poteri con decisione e non esita ad entrare in urto con il cardinale Antonio Carafa, più portato a cercare scaramucce con gli imperiali.
..............



Lazio
Al termine del conflitto, si ritira a Mentana.
1558





Gen.



Lazio
Richiamato dal papa, presenzia a Roma ad un concistoro.
1559





Feb.



Lazio
Viene nominato governatore di Roma e gli è affidata la direzione della sacra Consulta. Gli sono concessi i pieni poteri a seguito di alcuni disordini sorti nella città.
Apr.



Lazio
Muore ai primi del mese. E' sepolto a Roma, in terra, come da sua volontà nella chiesa di Salvatore in Lauro, fatta costruire dal nonno, il cardinale Latino Orsini.
VENTI CITAZIONI
Di gran vaglia. Guerriero di valore. Valoroso in battaglia. Il maggiore condottiero di casa Orsini.
Espertissimo capitano. Di lunga esperienza. Maestro di guerra.
Capitano famoso.
Fedele capitano.
Esperto nell'arte della fortificazione. Perito nel fortificare una città. Di ingegno nell'arte militare.
Rapido nell'eseguire.
Prudente. Cauto e lento nei consigli.
Amato dai soldati. Faceva osservare la disciplina e l'ubbidienza ai soldati. Severo oservatore delle leggi e degli ordini.
Sincero. Nemico degli adulatori, dei buffoni e degli ingannatori. Fece grande professione di onore: in quell'età di tradimenti, il suo nome è fra i pochissimi che passano senza colpa.
Amante della musica, della caccia e dell'allevamento dei cavalli.
Di mediocre statura, di corpo asciutto e nervoso, colorito pallido; occhi, barba e capelli castani. Di complessione forte ed adatta a sostenere le fatiche: in questo agevolata dal continuo esercizio della caccia e dell'equitazione.




Stemma Orsini tratto dall'opera del 1850 dei araldisti Tettoni e Saladini
 
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